Il Parco del Ticino e la Brughiera potranno essere salvati, potranno sopravvivere e/o il processo inarrestabile di riduzione/erosione dell’area interessata con la sparizione di uno specifico habitat è inevitabile?
La realtà è forse quella rappresentata da un ipotizzato
“disastro ambientale” (vedi motivazioni sentenza Quintavalle: primo/secondo
grado e Cassazione) al quale si è affiancato nel tempo il progressivo
ampliamento del sedime aeroportuale a scapito della Brughiera e del Parco del
Ticino?
Nel corso dei decenni, da una singola pista di circa
1800/2000metri di lunghezza del 1948, alle due piste di circa 2600 metri del
1960, con una dimensione di ettari di sedime, comunque limitata, il sedime si è
allargato.
Nel 1957 SEA iniziò i lavori – riporta il documento “AEROPORTO
DI MILANO MALPENSA – NUOVO “MASTER PLAN AEROPORTUALE
RELAZIONETECNICA-DESCRITTIVA - Pianificazione Aeroportuale novembre 2009 - per
la “realizzazione del nuovo sistema di piste e della nuova aerostazione di Malpensa.
Quest’ultima opera fu possibile grazie all’acquisto diretto a spese SEA ed a
favore dello Stato di circa i 2/5 dell’attuale sedime aeroportuale”.
Una fotografia, un'istantanea della maggior espansione del
sedime avvenuta nel secolo scorso.
La configurazione con due piste di cui una di 3900 metri di lunghezza
del 1983 aveva registrato un'ulteriore estensione del sedime diventato ormai di
935 ettari. Una espansione che non si è arrestata con i 970ettari del 1998. Che
nel 2009 ha interessato 1220 ettari localizzati nei sette comuni della
provincia di Varese: Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Lonate
Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo e Vizzola Ticino. Anche se l’ulteriore
allargamento del sedime, con altri 44ettari per la localizzazione della Cargo
City del Masterplan 2035, sembrerebbe, tuttavia, vincolare l’occupazione del
secondo aeroporto italiano.
E ancora, anche se, occorre, aggiungere una Brughiera ancora
invasa, stavolta dal collegamento ferroviario Gallarate-Terminal2 di Malpensa, un’opera
sulla quale è inevitabile porre interrogativi di fattibilità, e non solo
qualora lo stesso Terminal 2 fosse, operativamente, dismesso e/o con un’attività
minimale.
Correlate a valutazioni di potenziamento del traffico in
arrivo e partenza con superamento dell’utilizzo alternato delle due piste.
Con uno scenario incombente, da oltre 30anni, che è la costruzione
di una terza pista per superare le criticità associate ad una infrastruttura
aeroportuale primaria per il nord Italia, con numero di movimenti/orario di
pista limitato a causa di un layout con due piste parallele troppo ravvicinate
(808 metri di interasse).L’occupazione della Brughiera e del Parco del Ticino,
circa il 30% del sedime in 25 anni, le emissioni gassose inquinanti e
clima-alteranti generate dalle flotte aeree nelle fasi on-ground e fino alla
distanza di 6,5 km ad una altezza di circa 1000 metri, con le tonnellate di CO2
emanate ogni giorno (vedi comunicati Comitato Cittadini Varallo Pombia), sono
fronteggiate dalle iniziative di de-carbonizzazione del territorio adottate dal
gestore aeroportuale SEA. La SEA ha aderito agli obiettivi dell'Agenda ONU
2030.L’operazione "Zero CO2", Verso decarbonizzazione, mobilità green
e biocarburanti.
In questo contesto il comunicato stampa “BRUGHIERA
DIMALPENSA ENTRI NELLA RETE NATURA 2000. LA RICHIESTA DELLE ASSOCIAZIONI E DEI
COMITATIPER ASSICURARE UN FUTURO ALL’IMPORTANTE HABITAT, rappresenta una
iniziativa appassionante, condivisile quanto emblematica. Ancorché, nella
politica di sostegno alla maggior infrastruttura aeroportuale del nord Italia,
come un’operazione ideale e residuale.
(comunicato disponibile su https://vivaviagaggio.wordpress.com/2023/03/01/la-brughiera-entri-nella-rete-natura-2000/)
“Troppo raro e prezioso perché venga distrutto dalle
attività umane. Servono maggiori tutele”
1° marzo 2023 – La brughiera di Malpensa deve entrare nella
Rete Natura 2000, la grande rete delle aree protette europee nata per difendere
la biodiversità. E’ questa la richiesta emersa dal convegno di sabato 25
febbraio, La brughiera di Malpensa e Lonate Pozzolo – Un tesoro da custodire,
organizzato all’Auditorium A. Paccagnini di Castano Primo da Italia Nostra
Lombardia, Legambiente Lombardia, Lipu, Life Drylands, Centro Italiano Studi
Ornitologici (CISO), Ecoistituto della Valle del Ticino, Coordinamento Salviamo
il Ticino. Proprio in questi giorni, i rappresentanti delle associazioni hanno
inviato una richiesta formale alla Regione Lombardia, perché venga istituito un
Sito di importanza Comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps)
“Brughiere di Malpensa e Lonate”, al fine di offrire una maggiore protezione all’area
inserendola nella rete Natura 2000 all’interno del territorio del Parco
Lombardo della Valle del Ticino. Intanto, attendono l’esito del parere della
Commissione Via del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica sul
Masterplan di Malpensa e continuano a diffondere la relativa petizione online,
già firmata da oltre 8mila persone.
L’evento del 25 è iniziato con i saluti del sindaco di
Castano Primo Giuseppe Pignatiello – che insieme ai sindaci di Nosate,
Robecchetto con Induno, Turbigo e Vanzaghello chiede da tempo la tutela della
brughiera – della presidente del Parco lombardo della Valle del Ticino Cristina
Chiappa e di Luca Pasi dell’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e
del Lago Maggiore. I relatori hanno raccontato agli oltre 250 partecipanti le
caratteristiche che rendono unica questa brughiera, oggi minacciata
dall’espansione dell’aeroporto di Malpensa. Si tratta infatti di un tipo di
habitat estremamente raro in Italia, con una vegetazione peculiare.
Passeggiando immersi nel viola dei fiori del brugo si possono osservare
composizioni floristiche – ossia combinazioni di piante – diverse da quelle
tipiche delle brughiere dell’Europa centrale e settentrionale, incontrando
anche animali rari o a rischio di estinzione.
«Quando sono presenti specie particolari – ha spiegato
Giuseppe Bogliani, zoologo e presidente del Ciso – le autorità locali devono
necessariamente muoversi per proteggere al meglio l’area. L’Italia si è
impegnata in questo senso ratificando la direttiva Habitat del 1992». A
sostegno di questa affermazione, Bogliani ha citato diversi animali che
popolano la brughiera: la falena dell’edera, specie prioritaria della Direttiva
Habitat; il cervo volante, legato alla presenza di querce; l’invernina, che qui
è rappresentata nella sua popolazione meridionale in assoluto più abbondante;
la ninfa delle brughiere, tra le cinque farfalle più minacciate d’Europa. La
brughiera è anche frequentata dalla martora, dal falco pecchiaiolo e dal
succiacapre, del quale i partecipanti hanno anche potuto ascoltare il tipico
richiamo.
«La rete Natura 2000 è una rete di aree protette che va
oltre i confini nazionali, la più grande al mondo – ha ricordato poi Giorgia
Gaibani, responsabile Difesa del territorio e Natura 2000 della Lipu – e nasce
per la conservazione di habitat e specie che sono in pericolo, rari, endemici o
che costituiscono esempi rilevanti della biodiversità europea. Tutte
caratteristiche attribuibili alla brughiera di Malpensa».
Gli altri relatori intervenuti al convegno hanno condiviso
le tesi esposte e sottolineato l’importanza di tutelare l’area, da Silvia
Assini dell’Università di Pavia al direttore di Butterfly Conservation Europe
Sam Ellis, dal direttore di BirdLife Europa Ariel Brunner fino a Valentina
Parco e Francesca Trotti del Parco del Ticino.
Per questi motivi di tutela della biodiversità, tante
associazioni e comitati locali stanno dicendo no al Masterplan che prevede
l’espansione dell’area Cargo dell’aeroporto e danneggerebbe in modo
irrimediabile ben 44 ettari di brughiera: «Pare incredibile che si voglia
costruire proprio in quest’area: nessuna misura di compensazione ambientale può
ripagare la perdita di un habitat del genere – dichiara il Comitato
organizzatore dell’evento – e dei servizi ecosistemici che fornisce. Far
entrare la brughiera all’interno della rete Natura 2000 e gestire al meglio
questa zona garantirebbe la sopravvivenza della biodiversità locale e
contribuirebbe agli obiettivi 2030 previsti a livello comunitario, con un
impatto positivo anche sulla qualità della vita degli abitanti della zona».
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