venerdì 20 maggio 2022

Masterplan Malpensa: si parla della Cargo City, trascurando l’intrigo Terminal 2!

In premessa tre considerazioni:

1 - è indispensabile segnalare come uno scalo con le prospettive di incremento dei voli, verso 3/400mila/voli anno implica uno spazio di sedime di almeno 2.500 ettari. Probabilmente di 3/4000 ettari;

2 -il settore traffico "cargo" aeroportuale, già nel breve periodo, genererà "incassi/rendite" ben superiori al traffico passeggeri;

3 - per quale ragione le amministrazioni comunali, esterne al sedime di uno scalo, stanno rinunciando alla localizzazione della "logistica" Cargo City nel loro territorio?

Il contraddittorio scontro sul futuro di Malpensa, focalizza la questione ambientale, pone i 44 ettari di ampliamento a sud del sedime aeroportuale come una trincea primaria, ignorando le compatibilità e la coesistenza dell’infrastruttura aeroportuale con il territorio e la comunità dei cittadini residenti all’esterno del sedime dello scalo.

A chi sostiene come il futuro dello scalo impone l’espansione della Cargo City, secondo lo scenario del masterplan 2035, senza incidere sulla sicurezza occorre invece rendere decisiva l’ubicazione ed il livello di operatività di uno scalo senza il Terminal 2.

L’unica soluzione possibile per Malpensa, nel contesto di adeguati livelli di safety del volo e degli indici risk assessment a tutela della popolazione e del territorio, è un tetto ai voli.

L’obiettivo strategico diventa il limite ai movimenti/ora ed un tetto massimo di voli/anno.

L’insediamento di una Cargo City, l’inevitabilità di adeguati livelli di un settore merci/cargo, pone l’esigenza di spazi adeguati. L’espansione della zona cargo deve evitare l’occupazione di aree della Brughiera e/o del Parco del Ticino, allocandosi invece in spazi esterni al sedime. Hangar, magazzini e capannoni “cargo” possono essere localizzati in strutture esterne al sedime, anche a 2/5/10 km, perciò non necessariamente attigui ai parcheggi degli aeromobili cargo movimentati dalle due piste 35/17.

Al momento, la soluzione proposta, di voli in atterraggio e/o in decollo, lo sbarco e l’imbarco di merci, il trasloco su mezzi terrestri per una sistemazione logistica, scaffali/magazzini e successivi carico delle merci su mezzi terrestri/TIR per la destinazione intermedia e/o finale all’acquirente appare confusionaria e impraticabile.

Soprattutto se localizzata all’interno di un sedime aeroportuale. 

Anche quando le analisi e valutazione di “risk assessment”, associate alle curve di isorischio e alle zone A, B, C e D sembrerebbero aver rilevanza esclusivamente all’esterno dei circa 1300 ettari del sedime.

L’acquisizione di terreni non solo esterni al sedime, ma al di fuori delle Zone A, B, C e D del Piano di Rischio, delle restrizioni delle Mappe di Vincolo (Piano Limitazione Ostacoli), perciò sottoposti alle delibere degli Uffici Tecnici del Comuni di prossimità aeroportuale, appare una operazione, forse, più complicata e “costosa”. Ma appare utile interrogarsi su quali siano le "policy" cargo city allestiti, esclusivamente entro il sedime, negli altri aeroporti del Belpaese?

Il contesto delle pratiche amministrative, di procedure burocratiche, di approvazione ENAC/EASA e delibere di Giunta/Consiglio Comunale, non può costituire il motivo prevalente.

Dopo le quattro ore della recente riunione, tra SEA, Regione, ENAC, del Parco del Ticino e dei sindaci CUV, le posizioni contrapposte di sono consolidate. Gestire il Cargo City nel sedime implica analisi e risultanze contrapposte anche nei termini di entrate per le "amministrazioni comunali" interessati e/o di fatturato per la società di gestione aeroportuale.

Anche la proposta di localizzare il Cargo City nello spazio liberato dal Terminal 2, una idea proposta e durata sui media solo 24ore, pone considerazioni che rimandano allo spazio residuo tra le due piste parallele 35/17. Se la distanza fra lo “centerline/asse di centropista” delle stesse è di 808 metri, quello relativo laterale risulta di 748 metri. Ancora inferiore lo spazio tra i margini laterali delle due, rispettive “Strip Area”: di solo 508 metri.

I Regolamenti ICAO/EASA/ENAC sul layout/configurazione di pista, strip area, parcheggi aeromobili, raccordi di rullaggio e intersezioni, in aggiunta alle distanze della RESA, CWY, quali riscontri nell’analisi risk assessment, quali intrighi rivelano?

Oltre alla chiusura del Terminal 2 adottata dalla SEA!

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