HEPA
essenziali ma controversi. FAA vs NASA , urgono “warning” di
funzionalità! Il rischio contagio non sembrerebbe, comunque,
risolto. Ma i sistemi HEPA funzionano? Il virus COVID-19 è,
approssimativamente di 0,125 micron (125 nanometri) di diametro, perciò
una dimensioni particellare catturabile dai filtri HEPA. E' una
straordinaria efficienza, peraltro confermata da un studio della
NASA, perciò in grado di filtrare 0,01 micron (10 nanometri) e
superiori. Altre fonti informative tecniche, tra cui anche specifiche
“FAA-PMA Approved Replacement for Boeing”, riprese da numerosi
media internazionali, riferiscono tuttavia come tali filtri HEPA
hanno assicurano “99.97% efficient at removing 0.3 micron
particles”.
Ovvero
non sarebbero in grado di “acchiappare” particelle di dimensione
inferiore a 0,3 micron.
L'interrogativo
da porsi quindi è:
a)
i filtri HEPA sono del tutto inutili per azzerare la presenza del
virus nelle cabine/cockpit degli aeromobili?
b)
i filtri HEPA sono ottimali e funzionali nel contrasto del viryus,
assicuran la massima salubrità dell'aria?
Ma, sono
due interrogativi che analizzeremo in una prossima informativa.
In
questa prima analisi sembra, piuttosto, indispensabile riflettere sullo scenario di totale “filtraggio” e rimozione del COVID-19,con il
blocco del “virus” letale.
Qualora
il filtro HEPA azzera la presenza del “virus” questo, tuttavia,
non significa che è in grado di purificare l'aria e di proteggere i
passeggeri e l'equipaggio, non solo perché non ci sono certezze che
sopravviva dell'aria della cabina passeggeri. In tal modo l'infezione
rimarrebbe nell'aria.
Se
si considera che il virus-COVID-19, la singola particella non è
fulminata all'istante, ovvero nel momento che si manifesta, anche
perché il ciclo/flusso dell'aria nella cabina passeggeri/piloti,
nella migliore delle ipotesi/situazione staziona tra le paratie della
fusoliera, tra le cappelliere, i sedili ed i corridoi, oltre che nei
bagagliai per il tempo del “riciclo”.
Un
arco temporale variabile da aeromobile ad aeromobile, in funzione del
numero dei propulsori, dello spazio laterale/verticale della
fusoliera e della selezione dei packs. Per almeno 3-8 minuti, prima
di raggiungere, convogliarsi nei filtri HEPA, generando un rischio
“contaminazione” esteso, circolante e nella direzione
longitudinale del flusso.
Le
goccioline in sospensione, con il getto della circolazione in cabina
passeggeri, fatalmente, potrebbero essere trasportate, traslocate a
distanze di 3/4/5/6 metri, con i rispettivi effetti virali.
La
sterilità dell'aria e dell'ambiente potrebbero risultare una sorta
di miraggio, un marketing promozionale per rimuovere “dubbi e
incertezze” manifeste tra i passeggeri e gli equipaggi.
Sono
valutazioni, peraltro, che prescindono dal livello di funzionalità
ed efficienza dei filtri installati a bordo.
La
trasmissione del coronavirus inoltre avviene da persona-a-persona,
contatto-contatto con le respirazione, con il soffiarsi il naso, con
il tossire e/o scambio, della dispersione delle goccioline e la loro
ricaduta nell'aria prossima ai passeggeri e depositate sulle
superfici orizzontali e verticali della cabina passeggeri, dei galley
e delle toilette.
Il
rischio di contrarre infezioni/malattie a bordo (risk of diseases
spreading on flights) è oggetto di studio ed analisi da vari decenni
e la FAA – Federal Aviation Administration USA e dalle Boeing e
Airbus.
Anche
i filtri HEPA installati, anche quando operano al 100% della
funzionalità ed efficienza - air flows past millions of
particle-grabbing layers in the filters - non risucchiano e/o sono
alimentati dai compressori dei propulsori che miscelano aria fresca
dall'esterno e riciclata di bordo intorno al 50%+50%?
Come
ha sostenuto in una intervista al Washington Post il 30 Aprile 2020,
Qingyan Chen , già co-direttore FAA dal 2004-2020 del Airliner Cabin
Environment Research Center: “to be honest, airplanes are not
designed to prevent infectious-disease transmission”.
Quali
conclusioni trarre da queste, prime, brevi annotazioni?
L'installazione
dei filtri sistemi HEPA di ultima generazione, caratterizzati da
un'uso esclusivo per gli aeromobili di linea, e configurati per ogni
tipologia di velivoli ed anno di fabbricazione è un primo
obiettivo. Diventa peraltro urgente definire livelli di efficienza e
funzionalità operativa con segnalazioni”warning” in cockpit
piloti. Se la loro manutenzione e sostituzione periodica (proposta
al momento da FAA ogni 6000 ore di volo), dovrebbe innanzi tutto
essere cadenzata in relazione all'utilizzo e passeggeri imbarcati,
magari ogni 24 ore per voli corto/medio raggio ed ogni volo per un
volo intercontinentale long range, deve essere verificata dalle
autorità nazionali e sovranazionali autorizzate.
Ma
in definitiva dovrebbero essere prefigurati i livelli di rischio/risk
assessment, tabelle di isorischio casistico/probabilistico di
“contaminazione” COVID-19 per passeggeri ed equipaggi di volo.
In verità molti su molti siti autorevoli è riportata la misura dei coronavirus, si parla di una dimensione tra gli 80 e 160 nm , il che vuol dire che la NASA non è precisa nelle informazioni o è male informata. I filtri Hepa o gli ULPA i migliori in commercio filtrano al massimo 300 nm, quindi i virus passano come una mosca passa tra una cancellata. Il virus se entra a bordo ci resta e infetta i presenti, anzi il distanziamento non serve a niente ci pensa il climatizzatore advinfettare anche i piloti chiusi in cambina.
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