Con il comunicato stampa del 26 marzo si allarga la schiera dei “soggetti” contrari ad una imposta minore, Perché tanto accanimento per una “tassa” esigua, peraltro con quote irrisorie da destinare ai comuni aeroportuali?
Il finanziamento delle bonifiche acustiche, atmosferiche ed
alle varie ricadute sul territorio dell’intorno
aeroportuale, senza ulteriori sostegni compromette la coesistenza tra
infrastruttura e la comunità e l’habitat. Dai circa 500 milioni/anno degli accordi del co-marketing sostenuti dal "territorio", alla misera imposta dell'addizionale comunale, il contesto "politico" aeroportuale sembrerebbe rivelare contraddizioni manifeste e irrisolte.
“I passeggeri in partenza dagli aeroporti italiani pagano
una tassa che varia, a seconda della città, tra i 6,5 ed i 9 Euro, direttamente
caricata sul costo del biglietto aereo. È la cosiddetta addizionale comunale
sui diritti di imbarco, una imposta che non solo rischia di aggravare il
fenomeno del caro voli e di deprimere il mercato, ma è oggi di fatto estranea
rispetto agli obiettivi della norma originaria.
Negli anni, provvedimenti poco chiari e contradditori ne
hanno incrementato l'importo, a danno della connettività dei territori,
destinando gran parte del gettito a finalità non attinenti al trasporto aereo,
come ad esempio i 3,5 Euro versati genericamente all’Inps. Sporadiche
iniziative, invece, hanno per brevi periodi abolito l’addizionale comunale su
alcuni scali.
Con queste motivazioni Assaeroporti ha inviato oggi una
lettera al Parlamento ed al Governo per chiedere con forza di mettere ordine
alla materia, rivedendo urgentemente l’intero quadro normativo e puntando ad
una progressiva riduzione dell’imposta su tutti gli scali italiani, a partire
da quelli più piccoli. L’obiettivo è quello di portare la tassa a 2,5 Euro
nell’arco di cinque anni, conservando le sole quote riservate al comparto: 1,5
e 1 Euro destinate, rispettivamente, al Fondo del trasporto aereo, rivelatosi
fondamentale durante la crisi pandemica, e ai Comuni aeroportuali.
La proposta di Assaeroporti di ridurre l’onere a carico
delle compagnie aeree, e quindi dei passeggeri, favorirebbe la connettività
aerea e la competitività del sistema aeroportuale nazionale. Al tempo stesso,
mantenere le quote destinate al Fondo del trasporto aereo ed ai Comuni
aeroportuali significa continuare a garantire stabilità al comparto, tutelando
i lavoratori, e risorse congrue alle amministrazioni locali, con un gettito
interamente destinato al settore.
“Le esigenze delle singole amministrazioni locali –commenta
il presidente di Assaeroporti Carlo Borgomeo– di ridimensionare o sopprimere la
tassa o, all’opposto, di incrementarla per ragioni di bilancio determinano oggi
un quadro precario e frammentato, che contraddice i più elementari principi
della concorrenza e condiziona la necessaria attività di programmazione degli
operatori”.
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