mercoledì 31 marzo 2021

Aeroporti, impatto volatili e avifauna, oltre la Circolare ENAC APT 1B

L'importanza di associare l'APT 1B alle 40 pagine del LG–2018/002

La circolare ENAC che illustra le procedure per la prevenzione dei rischi di impatto con volatili ed altra fauna selvatica (wildlife strike) negli aeroporti rappresenta dati ed una informativa indispensabile per fronteggiare il rischio “wildlife strike” nelle zone di sedime e lungo le traiettorie di decollo ed atterraggio associate alla pista.

La criticità ed i livelli di safety degli aeromobili che operano nelle zone prossime e/o circondate da aeree naturalistiche, protette e non, in presenza di fiumi e bacini e lagune e fonti di attrazione per volatili e altro (discariche, itticolture e altro) sono elencate nella Circolare ENAC APT 1B.

Queste brevi note illustrano la coesistenza tra un aeroporto operativo da decenni, ed una nuova infrastruttura aeroportuale e/o ampliamento e/o potenziamento di uno scalo esistente.

Qualora, infatti, l'APT 1B riporta come:

“Ai sensi del Codice della Navigazione - art. 711 nuove attività o nuove opere che costituiscono potenziale attrazione per la fauna selvatica devono essere sottoposti ad autorizzazione dell’ENAC qualora ricadano nelle zone di vincolo individuate dall’art. 707. Tali zone sono esplicitate nel Regolamento per la Costruzione e l’Esercizio degli Aeroporti - Capitolo 4.12. Nei casi di cui sopra la Direzione Operazioni competente fa presente agli Enti locali interessati,
anche nelle more della definizione delle specifiche mappe di vincolo, le possibili criticità e parteciperà con proprio personale ad eventuali Conferenze dei Servizi”;

non altrettanto trasparente e circostanziata è l'analisi concernente una infrastruttura aeroportuale che, sottoposta ad un rinnovato “masterplan” potenzia l'attività aerea.

Appare del tutto inevitabile che un sostanzioso incremento dei voli, sia nel caso di una espansione del sedime aeroportuale in un Parco Naturalistico, quanto in presenza, ad esempio, di itticolture, il livello del rischio “wildlife strike” possa rappresentare un contesto assimilabile ad una “nuova infrastruttura”.

Il documento ENAC di 40 pagine LG–2018/002 - GESTIONE DEL RISCHIO WILDLIFE STRIKE NELLE VICINANZE DEGLI AEROPORTI Ed. n. 1 del 01/10/2018, “fornisce le linee guida alle autorità, agli enti e ai portatori d’interesse territoriali per la gestione del rischio di impatto tra aeromobili e fauna selvatica (uccelli in primis) nelle vicinanze degli aeroporti, dove tale rischio può aumentare in funzione della presenza di opere o attività in grado di attrarre fauna selvatica”.

Scopo del documento è anche quello di fornire uno strumento per la pianificazione del territorio intorno agli aeroporti a 3, 8 e 13 km di distanza dalle piste”.

E' una questione che Aerohabitat ha spesso analizzato e proposto. Con questa nota riteniamo indispensabile proporre uno stralcio di tale documento.

L’Organizzazione internazionale per l’aviazione civile (ICAO) ha indicato quali sono le principali tipologie di utilizzo del territorio che hanno il potenziale di diventare importanti fonti attrattive per la fauna selvatica ad alto rischio.

Queste includono:

le discariche di rifiuti alimentari;

gli impianti di trattamento e smaltimento delle acque reflue;

i laghi naturali e artificiali;

gli impianti di congelamento del cibo;

gli impianti ittici;

le riserve ornitologiche.

 

Nel Cap. 5 del Regolamento ENAC per la costruzione e l’esercizio degli aeroporti

("Rischio da impatto con volatili”) vengono individuate come oggetto di limitazioni, 

tra gli altri:

le discariche e corpi d’acqua aperta o altre aree umide che possono attrarre volatili ed altra fauna selvatica;

le attività industriali che prevedono fasi lavorative in grado di attrarre volatili ed altra fauna selvatica (industria manifatturiera, impianti di lavorazione carne/pesce/vegetali, ecc.);

le attività agricole e di allevamento che possono costituire fonte attrattiva per i volatili ed altra fauna selvatica (coltivazioni agricole attrattive, impianti di itticoltura, allevamenti di bestiame, ecc.);

le attività antropiche che prevedono l’immissione di fauna libera nell’ambiente (Ambiti Territoriali di Caccia, riserve di caccia e pesca, aree di ripopolamento faunistico, campi di gara per colombofili, aree di addestramento cani da caccia, ecc.).

In realtà l’attrattiva di un sito o di un impianto varia in base a un’infinità di variabili legate alla specie, al momento dell’anno, al clima, al disturbo, ecc.

In questo documento si è scelto di classificare le fonti attrattive più importanti per la fauna selvatica riscontrabili sul territorio nazionale, indicando per ciascuna il livello di rischio, la necessità di intervento e le azioni che è possibile intraprendere, in base alla distanza dall’aeroporto e al fatto che si tratti di fonti attrattive già presenti sul territorio o pianificate.

L’elenco delle fonti attrattive identificate è il seguente:

1. Aree Artificiali

1.1. Discariche contenenti rifiuti organici non trattati (incluse aree di deposito temporanee);

1.2. Discariche non contenenti rifiuti organici non trattati (incluse aree di deposito temporanee);

1.3. Costruzioni e manufatti;

1.4. Uffici, alberghi, parcheggi, cinema, magazzini non alimentari, distributori di carburante;

1.5. Impianti industriali manifatturieri;

1.6. Attività di produzione alimentare;

1.7. Magazzini alimentari, fast food, drive-in, ristoranti all’aperto, centri commerciali;

1.8. Cave ed aree estrattive;

1.9. Aree di cantiere e piazzali industriali;

1.10. Porti di pesca;

1.11. Aree verdi urbane (parchi pubblici);

1.12. Alberature e giardini;

1.13. Campi sportivi;

1.14. Maneggi e ippodromi;

1.15. Campi da golf;

1.16. Vivai;

1.17. Zone adibite a picnic, fiere, manifestazioni all’aperto e campeggio.

 

2. Aree Agricole

2.1. Seminativi (non irrigui e irrigui);

2.2. Colture permanenti (vigneti, oliveti, frutteti e frutti minori);

2.3. Orti;

2.4. Prati;

2.5. Allevamenti di bestiame estensivi;

2.6. Allevamenti di bestiame intensivi.

 

3. Aree Naturali e semi-naturali

3.1. Boschi;

3.2. Aree cespugliate (inclusa macchia mediterranea);

3.3. Aree con vegetazione erbacea (incluse gariga e steppa);

3.4. Aree protette terrestri;

3.5. Riserve di caccia (e aree dove è previsto il rilascio di fauna);

3.6. Carnai ed aree di alimentazione per la fauna selvatica.

 

4. Aree Umide

4.1. Corsi d’acqua, canali e idrovie;

4.2. Bacini d’acqua naturali e artificiali;

4.3. Impianti di depurazione acque reflue;

4.4. Impianti di trattamento di acqua potabile;

4.5. Produzioni di acquacoltura;

4.6. Zone umide protette.



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