Ma è una operazione congrua e coerente con i livelli del “carico antropico” e del “indice di affollamento”?
“Al fine di garantire la sicurezza della navigazione aerea, l’ENAC individua le zone da sottoporre a vincolo nelle aree limitrofe agli aeroporti e stabilisce le limitazioni relative agli ostacoli per la navigazione aerea ed ai potenziali pericoli per la stessa, conformemente alla normativa tecnica internazionale.” D.Lgs n. 96/2005, Art. 707, comma 1
Nel 2005 e con l'adeguamento del 2011
per ogni Zona di Tutela è stata elaborata una specifica e
puntuale
normativa prescrivendo le eventuali mitigazioni:
-
sulla limitazione della presenza umana;
- sulla disciplina degli
interventi edilizi;
- sull’individuazione di “attività
sensibili.
Con
un interrogativo; è una operazioni che è stata adottata su ogni
aeroporto del Belpaese?
L'aggiornamento del Codice di Navigazione
è avvenuto nel 2005 e quindi nel 2011.
Ma
se all’interno delle Zone di Tutela A, B, C, D non sono ammessi
insediamenti ad elevato affollamento,
quali:
a) funzioni
commerciali;
b) centri congressuali;
c) centri sportivi.
ove
sia prevista una presenza antropica superiore a 2.000 unità;
quali provvedimenti occorre disporre per le edificazioni pre-esistenti e ritenuti in “deroga”?.
Non è menzionata , tuttavia, l'ipotetica presenza di ospedali, centro anziani, istituti universitari e attività ad elevata presenza di persone. Edificazioni ad elevati indici di affollamento.
Ma
anche se all’interno “delle Zone di Tutela A, B, C sono ammessi
trasferimenti di volumetrie esistenti e in corso di perfezionamento
(la cui istanza sia già stata presentata alla data di adozione del
P.R.A.), purché
gli interventi ricadano nella medesima Zona di
Tutela o in Zone di Tutela aventi un grado di rischio
inferiore”
le questioni inerenti al “rischio” non sono risolte.
Il
Regolamento ENAC (Edizione 2, Emendamento 7 del 20.10.2011) evita la
realizzazione di interventi puntuali ad elevato affollamento, quali
centri commerciali, congressuali e sportivi a
forte
concentrazione, ma sono le metodologie indispensabili a stimare il
carico antropico “esistente” e “previsto”?
La
Variante al Piano di Rischio Aeroportuale riscontra una sorta di
valutazione del carico antropico “esistente” e “previsto”
nelle Zone di Tutela “C” e “D” in funzione del tipo di
attività (residenziale, non residenziale) e dei volumi esistenti e
di progetto.
Ma quali sono gli edifici di tipo “non
residenziale” presenti nei territori comunali, sottoposti
all'analisi e valutazione dei piani di rischio e, in secondo luogo,
del “rischio terzi”?
Sono le infrastrutture di varie dimensioni riconducibili a:
funzioni di tipo commerciale e direzionale;
edifici “a blocco” o “plurifamiliari”;
siti
sensibili, che comprendono plessi scolastici (scuole elementari,
asili, culturali (la biblioteca), socio-assistenziali (centro anziani
e distretto socio-sanitario) e amministrativi (municipio);
con
caratteristiche dimensionali varie e con una capienza da poche decine
a centinania di persone.
Il Piano di Rischio aeroportuali dovrebbero aver recepito, previo analisi urbanistica del territorio, l'impatto che un incidente aereo determina nelle zone nelle quali è prevista la tutela dal rischio derivante dall’attività aeronautica.
Misura primaria per predisporre il “governo del territorio”, in relazione ai livelli di tutela nelle aree lA, B, C e D imitrofe alle piste di involo ed agli aeroporti.
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