venerdì 19 luglio 2024

Aeroporti e la cancellazione dell'Addizionale Comunale: ma è una iniziativa controversa

Il panorama è quello dell’incremento dei voli. Una realtà che si impone, evidente, su ogni scalo. Hub, periferico e minore. Aumentano i movimenti aerei in pista, raddoppiano le capacità piste/orarie. Alla crisi dell’ex compagnie di bandiera, alle alleanze continentali, crescono gli slot assegnati negli aeroporti centrati su bacini di traffico prevalenti, siano essi nazionali, internazionali  e intercontinentali.

L’attività cargo marcia su ritmi esponenziali, mentre l’attività corto-medio raggio low cost è impressionante. Il Piano di Sviluppo Aeroportuale-PSA e/o Masterplan rilancia prospettive infinte con costi e finanziamenti sostenuti dalle Regioni, dai Governi Centrali e/o da aziende e partecipate pubbliche. La privatizzazione delle compagnie di bandiera, delle aerolinee in genere, così come degli aeroporti rappresenta un percorso ormai concluso. Anche se, probabilmente, fuori controllo.

Gestori e azionisti “aeroportuali” festeggiano ricavi inattesi, ma anche, fino a pochi anni addietro insperati. Prolificano gli accordi di co-marketing per aprire nuovi, nuove frequenze, nuove destinazioni sono quotidiani.

Ma il mondo delle amministrazioni locali, dai Comuni alle Regioni, sembrerebbe, piuttosto, focalizzato sull’addizionale comunale e/o sull’IRESA (Imposta Regionale Emissioni Sonore degli Aeromobili). Questioni del tutto marginali rispetto ai costi e finanziamenti in corso d’opera per il sistema aeroportuale in genere e per il supporto a vettori aerei di ogni altro Paese.

Anche Assaeroporti con una lettera a Parlamento e Governo interviene: “abbassare l’imposta su tutti gli scali a 2,5 euro, destinando 1,5 euro al Fondo del Trasporto Aereo e 1 euro ai Comuni aeroportuali”.

I passeggeri in partenza dagli aeroporti italiani pagano una imposta variabile, tra i 6,5 e i 9 euro, direttamente caricata sul costo del biglietto aereo.  È la cosiddetta addizionale comunale sui diritti di imbarco. Ebbene tale “tassa” rischierebbe di aggravare il fenomeno del caro voli e di deprimere il mercato, ma è oggi di fatto estranea rispetto agli obiettivi della norma originaria: possibile? Perché questo sbilanciamento? Perché tagliare se non azzerare risorse per la tutela dell'ambiente, dell'habitat e  dei cittadini impattati?

Adesso è stata presentata, anche, una proposta di legge:

“Con l’abolizione della tassa aeroportuale e un uso ponderato delle risorse che ne deriveranno, la Sardegna potrà garantire prezzi giusti sui biglietti aerei, maggiori collegamenti con nuove rotte e opportunità di sviluppo e lavoro. Come hanno già fatto le Regioni Friuli Venezia Giulia e Calabria, anche la Sardegna deve disapplicare l'addizionale comunale sul diritto d'imbarco dei passeggeri nei tre aeroporti sardi”.

Lo sostiene Paolo Truzzu, capogruppo in Consiglio regionale, presentando la Proposta di legge nazionale “Disposizioni in tema di addizionale comunale sui diritti d’imbarco di passeggeri sugli aeromobili”, già depositata, insieme ad una mozione, dal Gruppo di Fratelli d’Italia, con l’obiettivo, da gennaio 2025, di non applicare più la tassa nel territorio isolano.

E adesso? Come adottare policy per fronteggiare l’esponenziale crescita del trasporto aereo in parallelo alle ricadute sull’ambiente circostante?

Perché invece non inquadrare una proposta per finanziare, con quali criteri, con quali obiettivi opere di mitigazione del territorio sorvolato dagli aeromobili in decollo e atterraggio in prossimità di un aeroporto?

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