Con l’emanazione del Regolamento UE 139/2014 gli incidenti aerei, con crash esterni al sedime aeroportuale sono sottoposti al coordinamento del Prefetto con procedure disposte in specifici e dettagliati “piani comunali” interessati. Con l'indiscutibile e preliminare approvazione di ENAC.
L’evento incidentale esterno alla recinzione aeroportuale, non rientra nella diretta giurisdizione aeroportuale. Ma il cosiddetto Piano di Emergenza Esterno-PEE deve, innanzitutto, differenziare un incidente-crash a-terra e, qualora le piste siano prossime a zone marine, con un equivalente piano di emergenza a-mare.
Numerosi aeroporti del Belpaese sono localizzati in prossimità dei mari Adriatico, Jonio e Tirreno. Ma anche di fiumi e/o laghi.
Le operazioni di intervento per l’incidente esterno al sedime deve assicurare un rapido ed efficace intervento del soccorso, innanzitutto antincendio. Perciò differenziando sia il crash nelle immediate vicinanze del sedime, con il supporto degli stessi mezzi aeroportuali.
La viabilità, le caratteristiche orografiche e antropiche potrebbero agevolare un primo intervento. Le procedure di comunicazione e allertamento tempestivo devono essere, immediatamente attivate.
Sono tecniche e procedure che devono essere preliminarmente analizzate, valutate e sottoposte all’approvazione delle autorità e degli enti competenti.
La gestione operativa e attivazione viene svolta in definite strutture/sale operative coordinate da gestori dello scalo e dai responsabili territoriali esterni.
I soggetti coinvolti sono l’ENAC, la Prefettura, i Comuni interessati che si coordinano e contattano rispettivamente la Sala Crisi dell’ENAC, l’ANSV e l’SSI-Ufficio Gestione Emergenze – Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile.
Nel caso di incidente con crash a-mare il Piano di emergenza per il soccorso ad aeromobile in mare è di competenza della Guardia Costiera, valutando le responsabilità dell’area costiera, di un lago e/o di un fiume.
Anche in questa circostanza la catena di allertamento, dopo l’avvenuta notifica dell’evento a-mare, deve disporre di proprie strutture/sala operative coordinate tra gestori aeroportuali ed esterni.
I soggetti coinvolti sono, nella sala Unità di crisi, l’ENAC, la Prefettura, i Comuni interessati che si coordinano e contattano rispettivamente la Sala Crisi dell’ENAC, l’ANSV e l’SSI-Ufficio Gestione Emergenze – Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile. Un apposito centro di coordinamento alla quale parteciperanno gli enti “marini” preposti.
La zona dell’impatto crash a-terra e/o di impatto/ammaraggio, dopo essere stata notificata, impone l’immediato intervento dei mezzi terrestri di soccorso e supporto (navi e nucleo Sommozzatori VV.F.).
La predisposizione dei Piani di Emergenza Esterni a-mare e a-terra, devono essere approvati e condivisi, e devono prevedere esercitazioni cadenzate, periodiche, su scala totale e parziale.
Sono pianificate e sono esercitazioni essenziali per verificare le procedure di intervento di ogni singolo ente e/o organizzazione o area dell’aeroporto ed esterno. In grado di valutare il livello di addestramento del personale e le informative destinate ai cittadini dell’intorno aeroportuale, sottostanti alle rotte di volo. Dalle misure di allontanamento, di evacuazione, di concentramento in determinati spazi a-terra e a-mare.
Le due, diverse strategie operative predisposte. Due scenari differenziati, con danni circoscritti e limitati, sono localizzati in porzioni di territorio della zona di intervento. Con la messa in sicurezza, l’interdizione di alcune abitazioni e/o infrastrutture danneggiate.
L’attivazione territoriale, in terra e in mare, identificando eventuali azioni di zone di protezione, di esclusione, di stazionamento parziale e/o più ampio della popolazione. Con risposte operative determinate. Con il coinvolgimento e coordinamento della Regione e dei Sindaci dei Comuni interessati.
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