giovedì 23 febbraio 2023

Malpensa, dalla sentenza Quintavalle, allo tsunami CO2, alla decarbonizzazione- 2 Parte (17)

“La relazione del Corpo Forestale dello Stato, comando di Varese, che attesta la moria degli uccelli e la desertificazione dei boschi e termina ipotizzando “un’eventuale costituzione di parte civile del ministero dell’Ambiente”. 

E’ una nota che i “media” avevano citato, almeno nel 2010, era una sintesi senza appello?

Ma sembrerebbe, comunque, essere stata dimenticata, "rimossa”!

Perché quindi celebrare un “tesoro da custodire”, non sarebbe virtuoso ricordare una “memoria” trascorsa, il ricordo e, magari, invece, illustrare e pianificare le possibili iniziative per de-contaminare e recuperare un habitat secolare?

Dopo le due sentenze che sanzionavano SEA e Ministero dell’Ambiente per la loro “responsabilità” sulle emissioni in atmosfera causa degli “alberi morti intorno a Malpensa”, all’iniziale pagamento di 10 milioni di euro, poi annullato, la Corte di Cassazione, aveva distinto il danno "permanente", da quello "definitivo".

La sentenza della Corte di Cassazione aveva respinto la tesi del Ministero sulla "definitività dell’opera pubblica". In sostanza il Ministero riferiva sul danno causato dalla ripartizione delle rotte di decollo, poi modificate nel tempo per ridurre il danno concentrato sulla sola zona immediatamente a Nord dell’aeroporto.

L’ipotesi delle emissioni gassose generate esclusivamente dai voli nelle fasi LTO (Landing Take Off) riferita nel lontano 1999 potrebbe ancora essere ritenute la sola causa “fattuale”?

Dai dati del 2013, quando Arpa Lombardia stimava 284 kt/anno di CO2, al carico di CO2 rapportato al ciclo LTO di un singolo volo, agli oltre 8000 kg del Boeing 777-300 ER registrati sulla tratta Malpensa-New York (vedi comunicati del Comitato Cittadini Varallo Pombia), alle stime rapportate agli scenari di movimenti aerei (ciclo LTO) del masterplan al 2035, impongono non solo una presa di coscienza diretta dei cittadini, dei comitati, delle associazioni ambientaliste e degli amministratori locali e dello scalo del varesotto, ma un immediato intervento urgente.

Non differibile innanzi tutto delle emissioni di CO2 e restanti inquinanti attuali e di futuro, con scenari analitici delle ricadute nel Masterplan 2035.

I recenti comunicati stampa del Comitato dei Cittadini di Varallo Pombia hanno riproposto una questione vitale per la coesistenza tra aeroporto e comunità e habitat: le emissioni gassose generate dalle flotte aeree operative nelle fasi decollo, atterraggio e movimenti a terra, entro un raggio di 6,5 km, dal centro del sedime aeroportuale, sono primarie.

Vanno analizzate nella fase LTO-Landing Take Off, una operazione che deve essere simulata e valutata con il modello della Federal Aviation Administration’s (FAA) Aviation Environmental Design Tool (AEDT), utilizzato  nell’ambito della Commissione Aeroportuale per la valutazione delle rotte (SIDs) initial climb di decollo, a minor impatto ambientale. Solo integrando l’inquinamento acustico con quello atmosferico e possibile, infatti, identificare le rotte ottimali.

Una verifica che la Commissione Aeroportuale dovrà esaminare sia per i decolli dalle piste 35 Destra e Sinistra, quanto per i decolli dalle pista 17 Destra e Sinistra, ovvero per il sorvolo dei cittadini e del Parco del Ticino lombardo e piemontese. (2 – fine)

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