Dal danno “definitivo” a quello “permanente”, ma la realtà delle emissioni in atmosfera, quotidiane e annuali a Malpensa, implica e aggrava il cosiddetto “disastro ambientale”?
Sono citazioni estrapolate dai "media" degli anni scorsi, in relazione alle sentenze e documenti inerenti il caso “Quintavalle”.
Un dato storico, una certificazione ineliminabile, anche se talvolta sembrerebbe rimosso, che aveva fotografato una realtà esistente, ma anche in divenire.
La sostenibilità “ambientale e climatica” dell’intorno aeroportuale è una emergenza per aerolinee e scali aerei, nella totalità dei Paesi. L’impegno, gli obiettivi net-zero emission entro il 2050 sono stati sottoscritti anche da numerosi aeroporti del Belpaese. Anche la SEA con Malpensa.
E’un traguardo praticabile?
Le stime del traffico aereo sarà almeno del 3% all'anno fino
al 2050, anche se alcuni scali hanno masterplan con incremento del 30-70-100% .
Come, infatti, decarbonizzare dal CO2 se i movimenti aerei si impennano?
Uno studio Bain & Company, ha, comunque, previsto un investimento di 1300 miliardi di dollari per il raggiungimento del carburante sostenibile (Saf, Sustainable Aviation Fuel), anche se, potrebbe generare solo il 20% della domanda prevista al 2050.
Come fronteggiare e risolvere, quindi, l’impatto del danno “permanente”
e del “disastro ambientale” esistente?
Intanto il prossimo 25 febbraio con il convegno: “la
Brughiera di Malpensa e Lonate Pozzolo, un tesoro da custodire”, si immagina un
habitat incontaminato. Uno spazio, peraltro, invaso dall’espansione del sedime e
dalla distruzione di una zona per un collegamento ferroviario del tutto
inutile.
Anche la Commissione europea, in una nota del 2014, inviata alla Regione Lombardia e al Ministero dell'Ambiente aveva ingiunto azioni per ridurre l'impatto ambientale dell'aeroporto. In caso contrario sarebbe stato avviato un procedimento presso la Corte Europea di Giustizia.
Il caso – come noto - era stato intentato da Umberto Quintavalle, con l'aeroporto di Malpensa, ritenuto all’origine dell’ipotetico degrado ambientale che avrebbe innescato la morte di oltre 100mila alberi.
Tutto era sorto a tutela degli oltre 200 ettari
dell'area denominata Brughiera del Dosso, proprietà dello stesso imprenditore
lombardo, in una zona localizzata nel Parco del Ticino.
Dal 1999, con l’avvento di Malpensa come hub - la denuncia
riportava – sarebbe iniziata una moria di piante che, in poco tempo, ma che
dopo oltre 20anni, nel 2023, potrebbe essere estesa alla restante area del
Parco del Ticino.
Con una nota del 7 ottobre 2010 il Ministero dell’Ambiente -
trasmessa a tutti gli enti con competenze aeroportuali (Regione Lombardia, ente
Parco del Ticino, ministeri di Trasporti e Agricoltura) – aveva definito
l’impatto ambientale di Malpensa un “disastro ambientale”. (1 - continua)
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