Brevi note e panorama degli intrecci preliminari al prossimo Piano Nazionale Aeroporti-PNA: scenario proposto dai media e praticato in alcune gestioni aeroportuali.
Troppi movimenti aerei sulla pista di Borgo
Panigale-Bologna, elevate ricadute ambientali (emissioni acustiche e
atmosferiche), prospettive di potenziare i collegamenti e le frequenze dei voli
con i cittadini ed i comitati che, legittimamente rivendicano una coesistenza
compatibile con le ricadute ambientali e la tutela qualità della vita e della
salute.
Ma come risolvere un contenzioso se non con l’ipotesi di
trasferire il traffico sui restanti scali regionali di Rimini, Forlì e Parma?
La prolungata attesa del Piano Nazionale Aeroporti-PNA che dovrà
ridisegnare e re-distribuire le operazioni di volo sugli scali del Belpaese,
assegnando ruoli agli scali strategici e correlati, rivela un quadro incerto
delle prospettive aeroportuali è sempre dietro l’angolo.
Ma sono politiche dei voli praticabili solo dopo un’analisi specifica e integrata dei masterplan di ognuno dei singoli scali. Verificando innanzi tutto il Piano di Sviluppo-PSA di lungo periodo di ogni singolo aeroporto. Peraltro integrato nel sistema più ampio degli scali.
La realtà azionaria della Sogeap di Parma, i bilanci
aziendali, le caratteristiche di pista,
l’ampiezza del sedime implicano, ad esempio, considerazioni che restringono le prospettive e
le operazioni di volo sul Giuseppe Verdi.
A Parma, un masterplan per attività prevalente Cargo, per ulteriori basi
operative low cost Ryanair, Easyjet o altra aerolinea presume capacità
finanziarie proprie, capitali e investimenti indispensabili all'inevitabile raddoppio dello
stesso sedime. E costose politiche di co-marketing per attivare collegamenti
aerei e relative frequenze.
Notizie giornalistiche riferiscono sul debito della Sogeap,
una azienda con una concessione dello scalo al 2034, con una quota di azionariato
del 51%, acquisito dai canadesi di Centerline Airport Partners.
Le prospettive Cargo City esigono non solo l’allungamento
corrispondente della pista, ma impongono anche spazi di sedime rilevanti. L’attività
low cost passeggeri, altrettanto, per
parcheggi aeromobili e check-in check-out viaggiatori e merci da imbarcare-sbarcare
e stazionare. Il Masterplan del Giuseppe
Verdi deve inoltre salvaguardare l’attività dello storico Aeroclub e pianificare
l’insediamento di una attività di manutenzione per flotte civili-commerciali.
Ma la pianificazione di un singolo aeroporto, dai masterplan
di area/regione, alla sovrapposizione dei bacini di traffico, all’approvazione del
Piano Nazionale Aeroporti-PNA, inquadra un contenzioso allargato anche alla contrapposizione nella rappresentanza
associativa degli scali aerei.
Il sistema complessivo degli aeroporti del Belpaese è rappresentato
da due associazioni. Una storica, Assaeroporti, in rappresentanza di 32 scali, un’altra,
di recente costituzione l’Associazione Aeroporti2030 (10 scali) che si
fronteggiano nelle politiche territoriali e di bacino di traffico concorrenziale,
riflettendo opzioni operative diversificate.
Se, infatti, è primario perseguire Masterplan specifici, nella valorizzazione ed evoluzione della loro gestione, l’incremento esponenziale delle capacità pista nei termini di raddoppio dei movimenti. Ma senza adeguati spazio di espansione di extrasedimi aeroportuali sono traguardi improbabili.
Gli obiettivi masterplan di medio e lungo periodo, purtroppo risultano del tutto impraticabili per la mancata disponibilità di spazio di extrasedime.
Con quali prospettive saranno presentati in prossimi masterplan?
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