Ogni “Aeroporto aperto al traffico commerciale: aeroporto certificato ai sensi del Reg. (UE) n. 139/2014 e del Regolamento ENAC per la costruzione e l’esercizio degli aeroporti (ed. 2 - 2014) abilitato al traffico relativo ai servizi aerei commerciali di linea e non di linea”, è conforme alle succitate normative .
“Per wildlife strike si intende l’impatto tra un aeromobile e uno o più volatili o altre specie di fauna selvatica, con conseguenze sia in termini di sicurezza della navigazione aerea sia di costi economici correlati all’evento”
Alla pagina 72 delle 157 pagine del “ Rapporto e Bilancio Sociale ENAC 2020 si legge innanzi tutto:
“European
Risk Classification Scheme (ERCS)
Nel mese di ottobre 2020 è
stato emesso il nuovo Reg. (UE) n. 2020/2034 che renderà
obbligatoria l’analisi di rischio, da parte delle Autorità
aeronautiche, di tutti gli eventi segnalati nei sistemi di occurrence
reporting. Per tale analisi dovrà essere utilizzato un nuovo metodo
definito European Risk Classification Scheme (ERCS), basato su una
matrice di rischio.
Il nuovo regolamento diventerà operativo solo
dopo la pubblicazione della relativa Implementing Rule (IR), prevista
per la seconda parte del 2021, ma già nel 2020 l’ENAC ha iniziato
le attività di studio e di test del metodo al fine di essere pronti
ad applicarlo quando entrerà in vigore.
Nella stessa pagina 72 è presentato il capitolo riguardante il “Wildlife strike”, illustrando le seguenti note:
“Le
varie professionalità che si occupano di wildlife strike (autorità
aeroportuali, biologi, personale addetto alla sicurezza, piloti,
ingegneri e avvocati) sono organizzate in organismi, internazionali e
nazionali, come il World Birdstrike Association o le commissioni
birdstrike/wildlife strike a livello nazionale.
Per garantire
la sicurezza degli aeroporti e fronteggiare il problema del wildlife
strike, dal 1987 in Italia opera il Birdstrike Committee Italy
(BSCI), formalmente riconosciuto nel 1993 come Commissione Tecnica
del Ministero dei Trasporti e ricostituito poi nel 2001 nell’ambito
dell’ENAC.
La banca dati del BSCI raccoglie attualmente tutti i
dati di wildlife strike avvenuti negli aeroporti italiani a partire
dal 2002.
Dalle analisi di questi dati si è potuto stabilire che l’82,39% degli impatti riportati per l’aviazione civile risulta avvenire all’interno o nelle vicinanze degli aeroporti, soprattutto durante le fasi di decollo e atterraggio.
Ciò
è dovuto, tra le varie cause, anche al fatto che le aerostazioni
costituiscono un habitat ideale per molte specie ornitiche, tra cui
gabbiani, storni e vari uccelli rapaci: tutte specie particolarmente
insidiose per la sicurezza della navigazione aerea.
Dal 2002 ad
oggi, nel 3,9% dei casi sono stati registrati danni all’aeromobile,
nel 9,2% si è trattato di impatto multiplo (ovvero con più
animali), il 3,4% delle volte è stata registrata l’ingestione nei
motori e nel 2,8% dei casi sono stati registrati effetti
significativi sul volo (ritardi, aborto di decollo, atterraggio
precauzionale e/o cancellazione del volo).
Le specie più colpite
sono il rondone e la rondine (32% dei casi), il gheppio (17%) e il
gabbiano reale (15%). Il piccione incide per il 6%, mentre gli
impatti con la lepre costituiscono
il 5% del totale.
Per quanto riguarda il 2020, i dati in possesso dell’ENAC sono ancora provvisori e quindi suscettibili di variazioni, poiché devono essere ancora confrontati e integrati con i dati raccolti dai gestori aeroportuali, soggetti responsabili del controllo del rischio di wildlife strike in aeroporto e il cui ambito di risk management riguarda gli impatti avvenuti al di sotto dei 300 piedi.
Gli effetti della pandemia da COVID-19 hanno inciso enormemente sul volume di traffico aereo.
Nel
2020 si è assistito, infatti, ad un crollo nel numero di voli
rispetto al 2019. Di conseguenza anche gli eventi di wildlife strike
sono diminuiti in maniera proporzionale. Tuttavia, confrontando il
numero di eventi/10.000 movimenti tra il 2020 e la media del triennio
precedente emerge un aumento relativo degli eventi di wildlife strike
durante il lockdown. Nello specifico i gabbiani hanno registrato nel
periodo marzo-dicembre 2020 un aumento del 105% di impatti rispetto
al passato, i piccioni del 142%, le lepri dell’82%, gli uccelli
rapaci (prevalentemente il gheppio) del 76%, i piccoli passeriformi
del 22%, i rapaci notturni dell’8%.
Soltanto i rondoni e le rondini non hanno fatto registrare un aumento di wildlife strike durante il lockdown (-56% rispetto al passato). Da un’analisi mensile della situazione, i dati evidenziano come alcune specie, i gabbiani e i piccioni, animali altamente sinantropici che esercitano una forte pressione sui sedimi aeroportuali, hanno di fatto approfittato del minor disturbo ambientale dovuto al lockdown.
Lo stesso comportamento è stato riscontrato negli uccelli rapaci, ma a partire da aprile-maggio.
Le lepri invece hanno fruito del minor disturbo ambientale all’interno dei sedimi nella stagione riproduttiva ottenendo cucciolate più numerose, che si sono tradotte in un maggior numero di eventi a partire dall’estate 2020.
In
ogni caso negli ultimi mesi dell’anno, con il progressivo aumento
di traffico e la ripresa di tutte le attività aeroportuali su scala
nazionale, il numero di wildlife strike sembra essersi riallineato
con i dati degli anni precedenti.
Con la Nota Informativa ENAC
NI/2017/011, sono stati stabiliti 12 indicatori di performance
oggettivi (applicazione normativa, risk assessment, etc.) sulla base
dei quali poter valutare l’opportunità di una visita di
monitoraggio su un dato aeroporto al fine di ottimizzare e
razionalizzare le risorse dell’Ente. Le visite programmate nel
corso del 2020 non sono state effettuate per le limitazioni imposte
dal COVID-19 e saranno riprogrammate nel 2021.”
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