giovedì 3 settembre 2020

Aeroporti e pandemie, tra COVID-19, ENAC/CCM

La Circolare ENAC Apt 27 del 12/11/2007 e il CCM del 2008. Se i media quotidiani riferiscono del volo da Zante a Cardiff con sette contagiati, quello da Heraklion a Londra con altri otto, passeggeri positivi al Covid-19 e le misure aeroportuali prima dell'imbarco e allo sbarco, tra sieri e test e tamponi applicati con modalità caotiche, ogni aerolinea e scalo sembra “inventarsi” una misura diversa, in Italia ENAC e CCM hanno adottato da oltre 10anni misure specifiche.

La Circolare ENAC Apt 27 del 12/11/2007, un documento di 11 pagine con Oggetto: Piano aeroportuale in caso di pandemie influenzali e il CCM-Prevenzione e il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute con un documento di 77 pagine “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale Centro nazionale” per la hanno illustrato a dovere le misure e procedure da adottare.

Il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale e la Circolare ENAC sono state adottate e/o le iniziative sono ancora in ordine sparso?

In assenza di misure coordinate, rigorose e stringenti, sembrerebbe che il piano pandemico sia stato ignorato, ed il virus entrato in Italia ha circolato e, forse, continua a viaggiare sui voli civili commerciali?

Il “Piano aeroportuale in caso di pandemie influenzali” della circolare ENAC, in premessa, nella nota introduttiva in relazione alla “la pandemia influenzale”, ricorda:

L’influenza è ben conosciuta da secoli, ma solo nel secolo scorso i virus sono stati identificati e si è rilevato che infettano sia gli uomini sia un’ampia fascia di uccelli e mammiferi. I virus influenzali umani sono raggruppati in tre tipi: A, B e C, l’ultimo dei quali di scarsa importanza per gli uomini. I virus influenzali di tipo A sono quelli maggiormente diffusi, essi sono causa di malattie più gravi, causano la maggior parte delle epidemie stagionali e sono l’unico tipo che abbia generato pandemie.
La base della ricorrente diffusione delle influenze è da cercarsi nella tendenza di tutti i virus a “variare”, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che consentono loro di aggirare le barriere immunitarie presenti nella popolazione che ha contratto l’infezione negli anni precedenti.
La comparsa di un nuovo ceppo virale non è sufficiente a causare una pandemia, occorre, infatti, anche che il nuovo virus sia capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace.
Le pandemie si verificano a intervalli di tempo imprevedibili e negli ultimi 100 anni si sono verificate nel 1918 (Spagnola), nel 1957 (Asiatica) e nel 1968 (Hong Kong). La più grave, nel 1918, ha provocato almeno 20 milioni di morti. Dalla fine del 2003, da quando cioè i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono divenuti endemici nei volatili nell’area dell’estremo oriente ed il virus ha causato infezioni gravi anche negli uomini, è diventato più concreto e persistente il rischio di una pandemia influenzale.

Dal 2005, inoltre, focolai di influenza aviaria sono stati documentati anche in Europa e nel 2006 vi sono stati in Turchia casi di trasmissione all’uomo”.


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